Riccardo Muti fonda Italian Opera Academy, un progetto di estrema importanza, con uno sguardo al passato e uno al futuro.
Il Maestro si rivolge non solo a giovani musicisti da ogni parte del mondo ma anche ad un pubblico di persone di tutte le età che può assistere in teatro a tutte le sue prove: le prove diventano così vere e proprie lezioni-concerto.
Da oltre quarant’anni, Riccardo Muti insiste sull’importanza che ha la musica classica nella formazione di ogni individuo e nella sua crescita umana.
Durante le sessioni di prove, nello spiegare musica e il suo metodo nell’approcciarsi ad essa, Muti parla un linguaggio semplice, diretto, comprensibile a tutti, coinvolgendo il pubblico affinché sia più consapevole e pronto all’ascolto.
Per usare le sue parole:
“Nelle scuole italiane la musica è praticamente assente, se non peggio. La musica dovrebbe essere obbligatoria come l’italiano.
Sono musicista perché mio padre riteneva che l’insegnamento privato della musica che sopperiva alla carenza scolastica fosse fondamentale per la formazione di un giovane. A sette anni mi misero in mano un violino, piccolo, a due quarti, e non per farmi diventare musicista. Invece di un trenino o una pistola ad acqua ebbi uno strumento e ora mi trovo qui, da lì è nata questa mia vita. Anche da ragazzo, quando studiavo non per intraprendere la professione ma come formazione complementare agli studi, sentivo che l’insegnamento della musica è imprescindibile dalla formazione di un uomo, di un cittadino europeo, del mondo. Popolazioni lontane dalla nostra cultura lo stanno capendo. Noi sempre meno.
Invece un Paese con un passato musicale così importante come il nostro non può prescindere dalla conoscenza di questa storia, della sua storia e già quando ero io liceale, quindi andando indietro nel tempo, io e altri più aperti alla necessità di apprendere, avvertivamo come una menomazione della conoscenza generale il fatto che un ragazzo potesse uscire dal liceo, dal classico, sapendo chi erano Mantegna, Il Sassetta, ma poteva non sapere assolutamente nulla di Pergolesi, Cimarosa, Verdi, Puccini… e lasciamo stare Monteverdi. Avere un’infarinatura di storia dell’arte e togliere la musica era un errore allora. Ascoltare Beethoven senza sapere niente di niente, che vuol dire?
Se si ha qualche conoscenza storica e generale della materia significa ascoltarla e trarne godimento in un certo modo, più vivo e profondo. Viceversa senza avere nessuna cognizione, come semplici orecchianti, è un’altra cosa”.